- Livello: Per principianti
- Tempo di lettura: 5 minuti
Ecco i temi che tratteremo oggi
In questo articolo analizzeremo tre tipologie di ETF che tutti dovrebbero conoscere e vedremo a quale profilo di investitore si adattano meglio.
Lo so, agli inizi è sempre così. Nonostante la buona volontà, spesso, quando ci si inizia ad approcciare a questo mondo, si incontrano subito i primi ostacoli.
Il motivo è semplice: ci sono tante cose da sapere e non si sa mai da dove cominciare.
Proprio per questo motivo oggi vedremo 3 tipologie di ETF che ogni investitore deve sempre tenere a mente e valutare ogni volta che decide di investire i propri risparmi.
ETF: Cosa sono?
Giusto per contestualizzare, vediamo prima che cosa sono gli ETF in generale. Ne avrai sicuramente già sentito parlare, ma voglio darti una definizione: gli Exchange-Traded Fund, o ETF, sono strumenti di investimento che combinano le caratteristiche dei fondi comuni di investimento e delle azioni. Questi strumenti offrono agli investitori la possibilità di diversificare il proprio portafoglio in modo efficiente, replicando un indice come, ad esempio, il FTSE MIB, il listino dei titoli italiani, o l’indice S&P 500, contenente le 500 aziende a maggior capitalizzazione del mercato azionario statunitense. In questo articolo non ci focalizzeremo su tutti i punti di forza degli ETF, ma voglio solo ricordarti due caratteristiche che sono dei veri e propri punti di forza degli ETF.- Costi: gli ETF hanno costi di gestione molto più bassi rispetto ai classici fondi di investimento.
- Diversificazione: l’ETF non è altro che un paniere di titoli e proprio per questo motivo ti permette di non avere tutte le uova nello stesso cestino. Se per qualche motivo un titolo dovesse andare poco bene, ne hai altri che possono controbilanciare la performance negativa.
Gli ETF azionari offrono diversificazione attraverso diverse categorie; gli ETF obbligazionari investono in panieri di obbligazioni che variano per paese, rischio e durata, consentendo di bilanciare il portafoglio e ridurre il rischio specifico; infine, gli ETC permettono di investire in materie prime senza possederle fisicamente, con rilevanti differenze fiscali rispetto agli ETF.
ETF azionari
Partiamo probabilmente dalla tipologia più famosa e più utilizzata. Questi ETF hanno l’obiettivo di replicare un indice di riferimento, come per esempio l’S&P 500. A sua volta, gli ETF azionari si distinguono in diverse tipologie:- ETF per aree geografiche, che investono in determinati paesi. Puoi pensare, ad esempio, a un ETF che investe sul singolo mercato cinese. Oppure esistono ETF che investono in regioni geografiche, come i mercati emergenti
- ETF settoriali: questa tipologia si pone l’obiettivo di seguire un determinato settore di riferimento (settore tecnologico o energetico e così via). Utilizzare ETF di questo genere, piuttosto che comprare le singole aziende, ci permette di avere una diversificazione molto più ampia
- ETF Smart Beta: questa è una tipologia di ETF molto interessante che segue determinati “stili” di investimento. Esistono fondi che investono nelle Value Stocks o che seguono il Momentum del mercato
- ETF tematici: molto simili a quelli settoriali, in questo caso però l’ETF conterrà azioni relative a un singolo tema, ad esempio le auto elettriche o le tematiche ESG
ETF obbligazionari
Se fino ad ora abbiamo parlato di azioni, ora introduciamo le obbligazioni. Brevemente, per chi non le avesse mai sentite nominare: quando compriamo un’obbligazione, non facciamo altro che prestare denaro a chi l’ha emessa, ad esempio lo Stato. Hai mai sentito parlare dei BTP? Oppure di un'azienda. In cambio cosa otteniamo? Solitamente otterrai una cedola costante, degli interessi per capirci, più la restituzione del capitale investito a scadenza. Se, ad esempio, investi 10.000 euro a un tasso di interesse annuo del 2% per 10 anni, ogni anno ti verranno distribuiti 200 euro e al termine dei 10 anni riavrai i tuoi 10.000 euro che hai prestato. La maggior parte delle obbligazioni funziona così, ne esistono tante altre tipologie che però non approfondiremo qua. Torniamo invece agli ETF obbligazionari. Investendo in questa tipologia di ETF andiamo a comprare dei panieri di obbligazioni che si possono differenziare in diverse tipologie.- Paese: anche in questo caso potremmo volere obbligazioni solo italiane o solo americane
- Grado di rischio: le obbligazioni emesse dalla Germania saranno più sicure di quelle emesse dalla Turchia; di conseguenza, vogliamo ricevere anche un rendimento più alto se investiamo su quest'ultime, alla pari del rischio sostenuto
Chi stabilisce il rischio di un'obbligazione?
Per nostra fortuna, c’è qualcuno che fa il lavoro al posto nostro.
Infatti, il rischio viene stabilito in base al rating che viene attribuito alle singole obbligazioni e generalmente si divide in Investment Grade o High Yield.
Le obbligazioni High Yield sono anche definite Junk Bond o titoli spazzatura. Probabilmente ne hai sentito parlare nella crisi finanziaria del 2008.
Ebbene sì, puoi investire anche in questa tipologia di ETF, che contiene solo titoli spazzatura. Ovviamente il rischio è più alto ma anche il rendimento sarà maggiore.
Possiamo poi trovare ETF composti da solo determinate tipologie di obbligazioni (zero coupon, convertibili e legate all’inflazione). Questi sono tecnicismi specifici delle obbligazioni che, se ti interessano, ti invito ad approfondire.
Infine, un'altra caratteristica è la scadenza, ovvero possiamo acquistare obbligazioni che hanno una durata specifica. Esistono obbligazioni e quindi ETF con diverse scadenze, da pochi mesi a oltre 30 anni.
Un investitore come porebbe utilizzare questa tipologia di ETF?
Gli ETF obbligazionari la letteratura finanziaria li ritiene generalmente adatti a chi ha una visione di medio-lungo termine.
Sono spesso utilizzati appunto per bilanciare un portafoglio azionario rendendolo più conservativo.
Molti dei portafogli più famosi sono infatti costruiti con una percentuale di obbligazioni che varia dal 40% fino ad arrivare al 60 o 80%.
Spesso viene usato questo "trucchetto" per capire quanta quota obbligazionaria detenere in portafoglio: prendi 100 e sottrai la tua età, quello che otterrai sarà appunto quante azioni dovrai avere.
Hai 25 anni? 100-25=75% di azioni.
Non è ovviamente così facile, ma il principio che sta dietro questo calcolo è che, via via che l’età avanza, anche il rischio dovrebbe diminuire.
Una persona di 70 anni difficilmente potrà sopportare un decennio simile a quello tra il 2000 e il 2010, caratterizzato da due crolli del mercato finanziario: la crisi delle aziende tech agli inizi degli anni 2000 e la crisi legata ai mutui subprime del 2008.
Mentre invece una persona che va verso la pensione potrebbe aver bisogno di prelevare i suoi risparmi in un periodo più breve e per questo riduce il rischio incrementando le obbligazioni.