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Dove sarà l’S&P 500 a fine 2025? Più in alto o più in basso di ora?

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Ecco cosa stimano gli analisti di Wall Street

Dove sarà l’S&P 500 a fine 2025? Più in alto o più in basso di ora?
 
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  • Tempo di lettura: 3 minuti
Come ogni anno, in questo periodo, gli analisti di Wall Street si dilettano nel cercare di prevedere dove si troverà l’S&P 500 tra dodici mesi. Un esercizio, questo, estremamente complesso se non, secondo alcuni, palesemente impossibile.
Basta volgere lo sguardo a quanto si stimava alla fine del 2023 per la conclusione del 2024: previsioni spesso disattese, condizionate dall’imprevedibilità di fattori geopolitici, economici e, talvolta, persino climatici.
Banche come JPMorgan e Morgan Stanley prevedevano infatti valori compresi tra 4.200 e 5.500 punti per l’S&P 500 alla fine del 2024. L’indice, invece, se guardiamo i livelli attuali, ha superato di gran lunga queste aspettative.
Nonostante ciò, le analisi dei grandi nomi della finanza restano un punto di riferimento, una bussola imprecisa ma comunque interessante da osservare.
È vero, queste stime vanno prese con le pinze ma ciò non toglie che esse offrano un quadro orientativo, una panoramica dei possibili sentieri che il mercato potrebbe imboccare.
Dopotutto, confrontare diversi target di prezzo consente di comprendere il sentiment prevalente, individuando al contempo le variabili chiave e i rischi più temuti.
Dunque, dove sarà l’S&P 500 tra un anno? E quale sarà la traiettoria dell’economia statunitense nei prossimi dodici mesi?
Le previsioni più recenti, provenienti dai desk strategici delle maggiori banche d’affari, tracciano uno scenario di crescita moderata, con un indice che potrebbe veleggiare tra i 6.400 e i 7.000 punti.
Un range ampio, certo, ma meno dispersivo rispetto a quanto visto in passato.
Istituzioni finanziarie
Fonte: Report aziendali
Se i più ottimisti immaginano guadagni nell’ordine del 10 %, in linea con le medie storiche del mercato, altri suggeriscono maggiore cautela, sottolineando che le valutazioni attuali, già piuttosto elevate, lasciano spazio limitato per ulteriori espansioni dei multipli di profitto.
Questo clima di moderato ottimismo, tuttavia, si fonda su alcuni presupposti ancora tutti da verificare. Da un lato, si prevede che la Federal Reserve mantenga un approccio meno aggressivo, favorendo condizioni monetarie più distese, mentre le aziende puntano a incrementare i propri margini di profitto grazie a strategie operative più efficienti, riduzioni dei costi e un contenimento delle pressioni inflazionistiche.
Dall’altro, la stabilità economica non è garantita: possibili tensioni commerciali, cambi di rotta sul fronte tariffario, politiche immigratorie più rigide e l’incertezza politica legata al contesto post-elettorale potrebbero frenare la crescita o alimentare nuove ondate di volatilità.
A rendere ancor più interessante la situazione è la prospettiva di un ampliamento della base di crescita degli utili. Se finora la spinta è giunta principalmente da un ristretto gruppo di colossi tecnologici, per il 2025 gli analisti ipotizzano un contributo più sostanziale anche da parte del cosiddetto “resto” dell’indice.
Un segnale potenzialmente positivo, che lascerebbe intravedere un mercato più equilibrato e meno dipendente dai singoli big, come lo ormai note magnifiche sette.
È in questo contesto, dunque, che gli investitori si trovano a dover affrontare il nuovo anno.
Tuttavia, se sei un investitore di lungo termine e tendenzialmente passivo, le oscillazioni di breve periodo del mercato – che sia domani, tra sei mesi o un anno – non dovrebbero preoccuparsi più di tanto.
Il vero focus dovrebbe essere su un portafoglio ben diversificato, capace di resistere ai cali e di garantire stabilità anche nei momenti di maggiore volatilità.
E per fare ciò quale strumento migliore che un ETF a basso costo e ampiamente diversificato?
L'obiettivo non è prevedere ogni mossa del mercato, ma costruire una strategia solida e resiliente, in grado di capitalizzare la crescita nel lungo termine e di proteggere il capitale quando il vento soffia contro. In fondo, il successo negli investimenti non dipende dalla capacità di anticipare ogni scossone, ma dalla disciplina nel mantenere la propria strategia nel tempo.
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