Nel 2013, Ferri ha collaborato con Alex Benke, product manager presso il Robo Advisor statunitense Betterment, al fine di confrontare i portafogli dei fondi passivi, come gli ETF con quelli dei fondi comuni di investimento attivi. Per questa “competizione” ha utilizzato una banca dati di fondi professionali che è stata ampiamente rivista. Il Chicago Booth School of Business CRSP Survivor-Bias-Free US Mutual Fund Database è stato originariamente creato da un documento di ricerca da Mark M. Carhart sulla performance dei fondi comuni di investimento. La banca dati in oggetto tiene conto dell’impatto dei fondi chiusi a causa della scarsa performance che ha causato la loro scomparsa dal mercato. E’ stato considerato un periodo dal 1997 al 2012, ovvero tenendo in considerazione diversi cicli del mercato finanziario. Ferri ha documentato l’esatta procedura in apposita documentazione.
La considerazione storica dei vari portafogli è migliore negli Stati Uniti rispetto all’Europa, perché fondi di investimento passivi e ETF operano da più tempo. In ogni caso, i risultati dello studio si applicano perfettamente in altri mercati finanziari.
La ricerca è stata condotta da Ferri nei quattro passaggi di seguito.
Primo Test: Un portafoglio misto di tre fondi passivi è migliore di un portafoglio di tre fondi attivi?
Il primo sotto-studio confronta un portafoglio di tre fondi indicizzati con una allocation azioni-obbligazioni pari a 60-40 con 5,000 possibili portafogli di tre fondi a gestione attiva nella medesima allocazione. I 5,000 portafogli sono il massimo numero che il computer può associare dagli esistenti fondi attivi presenti nella banca dati.Il risultato: l’83 percento dei portafogli dei fondi attivi sottoperforma il portafoglio dei fondi indicizzati in termini di performance aggiustata per il relativo rischio, in media di mezzo punto percentuale. Soltanto il 17 percento dei portafogli attivi ha ottenuto performance superiore, con rischio simile, e pertanto solo una piccola frazione di essi ha sovraperformato il portafoglio dei fondi indicizzati.
Secondo Test: i portafogli a gestione attiva sono migliori in mercati di nicchia?
Il primo test ha utilizzato una semplice allocazione fra titoli di stato e azioni statunitensi e titoli azionari internazionali. Nel passaggio successivo Ferri ha esaminato se inserire altre classi di attività avrebbe avuto un impatto sul risultato. Tale ipotesi è stata formulata in quanto è possibile che i gestori di portafogli attivi sono migliori specialmente in mercati complessi dove possono realmente fare la differenza. Tutti i fondi sono stati pesati con la stessa misura.Il risultato: con grande stupore, è stato peggiore rispetto al Primo Test. Il novanta percento dei portafogli passivi ha avuto performance superiori rispetto ai relativi portafogli attivi. All’aumentare dei portafogli passivi rispetto al Primo Test, il risultato migliora.
Terzo Test: Si applica a tutte le fasi di mercato?
In un’analisi successiva, Ferri ha esaminato se ci sono stati periodi di mercato dove avrebbe più senso utilizzare portafogli a gestione attiva rispetto ai componenti passivi. Potrebbe infatti essere possibile per i fondi attivi avere performance superiori nei momenti di crisi in quanto quelli passivi seguono gli indici di mercato e pertanto non possono limitare la caduta.Il risultato: i portafogli aventi componenti passivi erano superiori in ciascun periodo. Maggiore il periodo di osservazione, maggiore la performance relativa. Secondo lo studio di Ferri, era anche irrilevante se i portafogli erano aggiustati con frequenza o meno.
Quarto Test: La dispersione è efficace per i fondi a gestione attiva?
Un portafoglio diversificato promette rischi inferiori e uno sviluppo del rischio/rendimento migliore. Ciò non è oggetto di discussione. Pertanto, nella successiva analisi, Ferri ha investigato se ciò vale anche per la diversificazione presente nei portafogli dei fondi attivi. Ha analizzato portafogli con diversi gestori attivi e fondi per classi di attività e ha effettuato il confronto con la controparte passiva.Il risultato: portafogli con più di un fondo attivo per classe di attività hanno performato anche peggio rispetto a portafogli con solo un fondo attivo per classe di attività. Una diversificazione per classe di attività è qualcosa di positivo, tuttavia non con i fondi a gestione attiva.
Preferite scegliere soltanto i migliori fondi?
I risultati delle statistiche di Ferri hanno mostrato che gli investitori ottengono migliori risultati con i portafogli a prodotti passivi in quasi tutti i casi. Infatti, i fondi gestiti in maniera più attiva hanno fornito uno scarso contributo alla performance del portafoglio, anche in mercati più complicati. Soltanto molto raramente utilizzare i fondi attivi ha fornito contributi positivi al portafoglio.Gli amici della gestione attiva possono ora argomentare che bisogna solo investire nei buoni fondi attivi. In ogni caso un generatore casuale ha individuato questi fondi nel modello di Ferri.
Il compito resta quello di trovare fondi attivi che continueranno ad avere successo nel tempo. Purtroppo, abbiamo una notizia negativa a riguardo proveniente dalle statistiche: il fornitore di indici S&P misura nel rapporto semestrale S&P SPIVA quanti fondi attivi sono validi. I risultati sono molto negativi: Su un periodo da tre a cinque anni, quasi nessun fondo attivo è in grado di restare permanentemente nel gruppo dei migliori fondi relativi. Pertanto, se individuate un eccellente gestore sulla base delle performance passate, le probabilità che avrà gli stessi risultati in futuro sono molto basse.
Sfortunatamente, la performance passata non è un ottimo indicatore per individuare quella futura. Lo sforzo supplementare richiesto per selezionare e controllare il gestore, la società e il suo approccio di investimento resta pertanto riservato ai grandi investitori istituzionali. A questi investitori piace anche investire l'equivalente di una piccola auto per una selezione di gestione con consulenti speciali.