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Gli ETF attivi sono in aumento: cosa dovresti sapere

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Gli ETF sono spesso associati agli investimenti passivi. Ma ci sono anche ETF attivi. Di cosa si tratta e perché l'interesse per questi strumenti sta fortemente aumentando?

Gli ETF attivi sono in aumento: cosa dovresti sapere
 
  • Livello: Avanzato
  • Tempo di lettura: 5 minuti
Ecco i temi che tratteremo oggi:

ETF attivi: una contraddizione?

Normalmente, quando si parla di investire in ETF, si pensa subito a un approccio di investimento passivo. Questo accade in primis perché gli ETF spesso replicano in modo passivo un indice e anche perché sono ormai tanti gli investitori retail, quindi privati, che li utilizzano come prodotti “Buy and Hold” a lungo termine.
Ma questa è solo una parte della storia. Infatti, soprattutto gli investitori istituzionali negoziano gli ETF in modo attivo e non li considerano affatto strumenti “passivi”.
Inoltre, esiste un mercato, per ora ancora abbastanza di nicchia, ma in forte crescita, di ETF gestiti attivamente, che quindi non si limitano a replicare un indice in modo passivo.
A differenza dei classici fondi indicizzati, un ETF non è obbligato a seguire un indice. Un ETF può dunque fungere da “contenitore” per strategie attive. In questo articolo vedremo perché questo può essere utile e quali vantaggi e svantaggi offrono gli ETF attivi.

Definizione: ETF attivi

Gli ETF attivi perseguono una strategia di investimento attiva. In altre parole, il fornitore dell’ETF seleziona i titoli e il loro peso all’interno dell’ETF sulla base di criteri specifici – spesso, ma non sempre, di tipo sistematico.
Sebbene come punto di partenza si utilizzino sempre indici già esistenti, questi non vengono riprodotti in modo fedele al 100%. Diversamente dagli ETF convenzionali, quindi, gli ETF attivi non si limitano a tracciare un indice.

ETF attivi in crescita

Diamo anzitutto un’occhiata all’andamento del mercato. Fino a pochi anni fa, gli ETF attivi erano un tema di nicchia: ora, il numero di UCITS-ETF azionari a gestione attiva ha raggiunto circa 120 (in soli dodici mesi, fino al 2024, l’offerta di ETF azionari attivi quasi si è raddoppiata).
Anche gli ETF obbligazionari attivi sono aumentati di numero negli ultimi mesi. Questa crescita è stata sostenuta da pochi gestori di portafoglio e fornitori, in particolare dalla filiale dedicata agli ETF della grande banca statunitense J.P. Morgan, che ha lanciato decine di prodotti a gestione attiva.
Nonostante l’interesse crescente e l’aumento dell’offerta, va detto che tra gli oltre 2.000 ETF disponibili, la maggior parte resta legata a strategie di indicizzazione passiva, replicando indici come il DAX o l’MSCI World. Gli investitori possono invece contare su circa 200 ETF attivi. Oltre a case di investimento come AXA IM, PIMCO, Fidelity o J.P. Morgan, anche fornitori ETF più affermati come iShares, Xtrackers e Amundi offrono, seppur in modo limitato, qualche ETF a gestione attiva.
Ci tengo a precisare che, a differenza degli ETF fattoriali o tematici, questi ETF non sono considerati prodotti indicizzati basati su regole fisse. Il portafoglio viene costruito mediante una selezione attiva di titoli da parte del gestore del fondo.
justETF tip: se vuoi dare un’occhiata a tutti gli ETF attivi disponibili, nella nostra ricerca ETF seleziona “ETF Attivi” nel menù a tendina “Universo degli ETF”.

Perché esistono gli ETF attivi?

Negli Stati Uniti, gli ETF attivi hanno avuto il loro momento di svolta almeno dal 2020, quando Cathie Wood ha ottenuto rendimenti notevoli con il suo ARK Innovation ETF, gestito attivamente.
Negli USA, gli ETF attivi sono apprezzati anche perché, diversamente dall’Europa, non esistono rigide regole di trasparenza che impongano la comunicazione quotidiana di tutte le posizioni dell’ETF.
A proposito, da quando nel 2023 ARK Invest ha annunciato l’acquisizione dell’emittente europea Rize ETF, anche in Europa è possibile negoziare varianti UCITS conformi degli ETF ARK.
Ti starai chiedendo: perché esistono gli ETF attivi, visto che già esistono fondi comuni d’investimento attivi? Le ragioni sono diverse. Ecco i punti principali:
  1. Gli ETF hanno un’ottima reputazione: grazie alla loro immagine molto positiva, vendere un fondo sotto forma di “ETF” può essere più facile che proporlo come “normale fondo attivo”.
  2. Gli ETF semplificano la distribuzione: mentre i gestori patrimoniali possono distribuire fondi comuni attivi principalmente tramite piattaforme dedicate, gli ETF si scambiano in borsa e quindi sono accessibili a tutti gli investitori che già acquistavano ETF “tradizionali” (basta un conto titoli).
  3. Gli ETF sono trasparenti: a differenza dei fondi attivi tradizionali, gli ETF sono soggetti a rigide norme di trasparenza. Puoi verificare quotidianamente i componenti del fondo, mentre molti fondi attivi non rendono pubbliche queste informazioni, temendo di svantaggiare la propria strategia rispetto ai concorrenti.
Ma dunque, gli ETF attivi uniscono davvero “il meglio dei due mondi”, combinando la trasparenza, i costi contenuti e la facilità di negoziazione tipici degli ETF con la competenza e l’eventuale “extra-rendimento” offerto dall’industria dei fondi attivi? Analizziamo più da vicino anche questo punto.

Vantaggi e svantaggi degli ETF attivi

Prima di entrare nel merito di pro e contro degli ETF attivi, ecco tre premesse importanti:
  1. Le strategie degli ETF attivi possono variare molto: molti ETF a gestione attiva seguono una serie di regole o processi di selezione ben definiti. Il confine tra prodotti passivi, ETF fattoriali “semi-passivi” (che replicano in modo rigoroso un indice la cui composizione può essere frutto di un meccanismo di selezione anche complesso) e veri e propri ETF attivi può essere piuttosto sottile.
  2. Nessun ETF attivo segue un indice in modo fedele: alcuni utilizzano indici come il MSCI World solo come riferimento. Alcuni fornitori applicano un filtro ESG proprietario su tutto l’universo di titoli definito dall’indice, altri sfruttano metodi complessi di analisi fondamentale, altri ancora puntano su una selezione attiva di singoli titoli per superare il rendimento del benchmark di riferimento.
  3. Attenzione ai costi: il TER (Total Expense Ratio) degli ETF passivi non è direttamente paragonabile a quello degli ETF attivi, perché in questi ultimi i costi di transazione all’interno dell’ETF possono essere più elevati. Di conseguenza, il costo complessivo per l’investitore può aumentare. Nei prodotti passivi, le spese di compravendita dell’ETF tendono a essere molto più basse.
Per mettere a confronto i vari aspetti, ecco una tabella che paragona ETF passivi, ETF attivi e fondi attivi tradizionali:

ETF Attivi e Passivi a confronto

ETF passivi ETF attiv Fondi attivi
Negoziazione Continua durante gli orari di Borsa con spread ridotti Continua durante gli orari di Borsa con spread ridotti Tramite piattaforme di distribuzione o in Borsa (spread elevati)
Costi (TER) Di solito sotto lo 0,20% per prodotti standard Tra 0,20% e 0,85% per gli ETF azionari Ben oltre l’1% di costi correnti
Costi di negoziazione nel fondo¹ Bassi Da medi a alti Da medi a alti
Diversificazione Dipende dall’indice Dipende dalla selezione dei titoli Dipende dalla selezione dei titoli
Accesso Semplice via broker Semplice via broker Di solito richiede canali di distribuzione (broker online o banca tradizionale)
Performance Rendimento legato all’indice (senza sostanziali possibilità di sovra- o sottoperformance) Possibile sovra- o sottoperformance rispetto al benchmark Possibile sovra- o sottoperformance rispetto al benchmark
Fonte: justETF Research; dati al 16/01/2025
1I costi di negoziazione effettivi e previsti sono indicati nel KID.

Conclusioni

Cosa significa tutto questo per chi ama gli ETF? Gli ETF attivi uniscono davvero – come affermano molti operatori del settore – il meglio dei due mondi?
La nostra risposta è: ni.
In altre parole, dipende dal punto di vista. I sostenitori più convinti dell’investimento passivo probabilmente diranno che gli ETF attivi, come i fondi attivi, non sono da prendere in considerazione. Gli investitori che prediligono un approccio più attivo obietteranno l’esatto contrario.
Al momento, non ci sono ancora dati sufficienti per dimostrare una sovraperformance complessiva degli ETF attivi rispetto agli ETF tradizionali sul mercato europeo. A seconda dell’ETF attivo che si prende a confronto, si possono trovare esempi positivi sia per la parte passiva sia per quella attiva.
Di certo però, ora si può accedere alla gestione attiva e al know-how di molte società di ricerca a costi un po’ più bassi rispetto a un fondo attivo tradizionale. È possibile che in futuro si assisterà alla nascita di sempre più ETF attivi al posto dei classici fondi attivi, un trend già riscontrato nel corso del 2024.
Alla fine, ognuno deve scegliere in base alle proprie esigenze. Quel che è certo è che gli ETF attivi non si possono generalizzare tutti allo stesso modo, e richiedono in genere più tempo e più impegno per valutarne l’approccio e comprenderne la strategia. Per chi desidera un approccio più attivo, potrebbe valere la pena leggere qualche factsheet e fare le proprie valutazioni. Per tutti gli altri, i “normali” ETF globali rimangono ancora la soluzione ideale per costruire un portafoglio di lungo termine.
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