![Mercato azionario troppo alto? Ecco tre indicatori chiave per valutare il mercato azionario](/images/news/mercato-azionario-troppo-alto-top.jpg)
- Livello: Principianti
- Tempo di lettura: 5 minuti
Ecco i temi che tratteremo oggi:
1. P/E (Price/Earnings Ratio)
Il Price/Earnings (P/E) è probabilmente l’indicatore di valutazione più noto. Si calcola dividendo il prezzo di un’azione per gli utili (Earnings) relativi a un periodo specifico, di solito gli ultimi dodici mesi (trailing P/E) o l’anno successivo (forward P/E). Ci indica quindi quanto gli investitori sono disposti a pagare per ogni unità di utile generata da un’azienda. In altre parole, il P/E misura la valutazione del mercato rispetto alla redditività di una società.Andamento P/E ratio 1945-2025
![S&P 500 P/E ratio 1945-2025](/images/news/s-p-500-pe-ratio-1945-2025.png)
Fonte: rielaborazione justETF su dati https://www.multpl.com/s-p-500-pe-ratio
- Un P/E elevato suggerisce che il mercato si aspetta una forte crescita futura degli utili o che l’azienda possieda qualità particolari (come un vantaggio competitivo sostenibile) che giustifichino una valutazione superiore.
- Un P/E basso può indicare che l’azienda è sottovalutata, che il mercato ha aspettative basse per la sua crescita futura o che esistono rischi percepiti dagli investitori.
- Immediatezza: È semplice da calcolare e da interpretare. Un P/E “alto” potrebbe suggerire che il mercato si aspetta una crescita futura degli utili, mentre un P/E “basso” potrebbe indicare un’azione sottovalutata (o con scarse prospettive di crescita).
- Confronti settoriali: Il P/E è spesso usato per confrontare società nello stesso settore. Aziende tech con elevati tassi di crescita tendono ad avere P/E più alti rispetto, ad esempio, alle utility, con crescita più lenta.
- Ciclicità degli utili: Gli utili possono fluttuare sensibilmente a causa di cicli economici, eventi straordinari o cambi normativi. Un P/E calcolato in una fase con utili insolitamente alti o bassi potrebbe distorcere la percezione del valore.
- Impatto di operazioni straordinarie: Eventuali plusvalenze o minusvalenze legate ad operazioni una tantum (vendita di un ramo d’azienda, per esempio) possono alterare gli utili e, di conseguenza, il rapporto P/E.
- Settori diversi, regole diverse: Un P/E elevato in un settore può essere “normale” in un altro. Il confronto va sempre fatto tenendo conto del contesto specifico.
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2. CAPE (Cyclically Adjusted Price/Earnings Ratio o Shiller P/E)
Il CAPE, ideato dall’economista Robert Shiller, è un’evoluzione del P/E tradizionale. Invece di usare gli utili di un solo anno, il CAPE impiega la media degli utili reali (corretti per l’inflazione) degli ultimi 10 anni. Questo approccio “ciclicamente aggiustato” mira a ridurre gli effetti delle fluttuazioni economiche di breve periodo.Andamento CAPE ratio 1990-2025
![S&P 500 P/E ratio 1990-2025](/images/news/s-p-500-pe-ratio-1990-2025.png)
Fonte: rielaborazione justETF su dati http://www.econ.yale.edu/~shiller/data.html
Perché è importante?
- Riduce la volatilità legata ai cicli: Utilizzando la media degli utili su un decennio, il CAPE può smussare i picchi e i cali del ciclo economico. Questo dà un’idea più stabile del valore di lungo periodo.
- Indicatori di lungo termine: Il CAPE è spesso usato per valutare la “temperatura” generale del mercato. Quando il valore è molto alto rispetto alle medie storiche, molti ritengono che il mercato sia surriscaldato e possa essere prossimo a una correzione.
- Non predice il breve termine: Anche se un CAPE alto potrebbe suggerire un mercato caro, non significa che il mercato crollerà domani. Il valore può rimanere “alto” o “basso” per anni.
- Cambiamenti strutturali nei mercati: Regole contabili, tendenze di buyback azionari, tasse, cambiamenti settoriali (pensiamo al peso crescente delle aziende tecnologiche) possono alterare il confronto storico.
- Inflazione e tassi d’interesse: Lo scenario macroeconomico (in particolare l’inflazione e i tassi) influenza sia gli utili sia il valore attuale di quei profitti futuri. È sempre importante considerare il contesto.
3. Buffett Indicator
Chiamato così perché Warren Buffett lo ha spesso citato come uno dei suoi indicatori preferiti per valutare lo stato di salute del mercato nel suo complesso. Il Buffett Indicator si ottiene dividendo la capitalizzazione complessiva del mercato azionario (di solito, negli Stati Uniti, si usa l’indice Wilshire 5000) per il PIL nominale. Perché è importante?- Visione macro: È un indicatore “olistico”, perché mette in relazione il valore totale di tutte le aziende quotate con la ricchezza prodotta da un paese.
- Storicamente indicativo: In passato, valori molto alti del Buffett Indicator hanno spesso anticipato periodi di flessione o quantomeno di rendimento inferiore.
- Semplicità: Non richiede un’analisi dettagliata società per società, ma offre uno sguardo sull’intero mercato.
- Globalizzazione: Molte aziende quotate producono gran parte dei propri ricavi all’estero, rendendo il confronto tra “capitalizzazione del mercato interno” e “PIL domestico” meno preciso.
- Influenza di fattori esterni: Le politiche monetarie, i flussi di capitale internazionale e l’andamento dei settori chiave di un’economia (es. tecnologia, energia) possono distorcere il rapporto.
- Non distingue i settori: Un mercato con forte componente tecnologica e alta crescita può avere naturalmente un rapporto più elevato rispetto a economie più tradizionali.
Come utilizzare questi indicatori?
- Analisi combinata: È raro che un singolo indicatore fornisca un quadro esaustivo. Spesso, gli investitori guardano sia il P/E sia il CAPE e contestualizzano il Buffett Indicator per avere una visione più completa.
- Contesto storico e macro: Confrontare i valori attuali con le medie di lungo periodo aiuta a capire se siamo in una fase possibile fase di bolla o, al contrario, di depressione dei prezzi. Tuttavia, è importante sottolineare che la certezza di trovarsi in una bolla si ha solo una volta che questa è scoppiata. Prima di quel momento, anche valori apparentemente elevati degli indicatori potrebbero riflettere una crescita sostenibile o nuove dinamiche economiche.
- Attenzione ai driver di mercato: Gli indicatori funzionano meglio se interpretati alla luce di variabili macro come inflazione, tassi di interesse, politiche fiscali e monetarie, nonché delle tendenze secolari (cambi tecnologici, innovazione, demografia, ecc.)
- Non sostituire il giudizio: Nessun indicatore è infallibile. Questi rapporti offrono segnali importanti, ma non possono predire con certezza i movimenti di breve termine o eventi straordinari.
Conclusioni
Il P/E, il CAPE e il Buffett Indicator sono tra gli strumenti più usati per valutare la salute e il potenziale futuro del mercato azionario. Ognuno di essi ha punti di forza e debolezze, e la loro interpretazione richiede sempre un’attenta analisi del contesto economico e finanziario.- Il P/E fornisce uno sguardo immediato sul rapporto tra prezzo e utili, ma può essere influenzato dalla ciclicità e da eventi straordinari.
- Il CAPE cerca di superare i limiti del P/E tradizionale, considerando la media decennale degli utili corretti per l’inflazione, ma non è immune da distorsioni legate a cambiamenti strutturali nel mercato e nell’economia.
- Il Buffett Indicator offre una prospettiva macro di quanto il mercato azionario “vale” rispetto all’intera economia, ma può essere influenzato da fenomeni come la globalizzazione e la concentrazione di alcuni settori.